Descrizione
Dopo il femo a causa del lockdown sanitario, ritorna a gran richiesta una delle più belle, ed emozionanti, rappresentazioni della Passione di Gesù Cristo: la "Passio Jesu Christi" di Alliste. Siamo a pochi giorni di distanza dalla Pasqua e nel bel Salento sono numerosi gli eventi proposti derivanti tutti da una tradizione religiosa importante e sicuramente tutta da riscoprire nel senso più autentico della fede.
Per l'occasione il regista di questa Passio, Mimino Casto, ci ha concesso un'intervista. Lo ringraziamo di cuore perché è riuscito a trovare del tempo per noi in questo momento di fermento a poche ore dall'evento. I preparativi sono tanti ed anche se si protraggono da mesi c'è sempre tanto da fare. In più ora v'è anche l'ansia del tempo che sta per arrivare. Quindi: grazie Mimino Casto da parte dello staf di NelBelSalento.it.
Qui di seguito trovate l'intervista. Fra qualche giorno inserirò foto e video della rappresentazione del 2023.
Nella foto, da sinistra: don Dario Donaeto, Mimino Casto, Giancarlo Pizzileo.
Raccontaci in breve della tua vita.
Sono Cosimo Casto ma tutti mi chiamano Mimino. Nato e cresciuto ad Alliste, un piccolo paese del Salento nella provincia di Lecce, fin da piccolo sono stato educato dalla mia famiglia ai valori Cattolici.
Ho avuto diverse esperienze in parrocchia. Fin da giovane ho frequentato l’Azione Cattolica e poi ne sono divenuto presidente ricoprendo il ruolo per 6 anni.
Sono entrato anche nel gruppo Caritas 13 anni fa, in seguito sono stato eletto responsabile della stessa. Ancora ricopro questa carica. Insomma, ho vissuto tutta una vita intorno alla parrocchia.
Attualmente continuo a vivere ad Alliste. Ho una famiglia molto bella: mia moglie Patrizia e due figlie Maddalena e Fatima. Due nomi della cultura Cattolica, per restare in tema, che richiamano due figure importanti per noi e che sono anche presenti nella rappresentazione Passio Jesus Christi di cui sono il regista.
Cosa è la “Passio Jesu Christi”?
La Passio Jesu Christi per me è la 'strada della croce'. È un’occasione utile per comprendere al meglio come Gesù ha vissuto le ultime ore della Sua vita terrena. Ed è anche un modo per comprendere il Suo grande dono d’Amore per l'umanità.
La Passio Jesu Christi non vuole essere esclusivamente una rappresentazione teatrale o la drammatizzazione di un evento. È modo ed occasione che ci permette di calarci con fede nel dolore vivo del Gesù uomo, realmente esistito e che ha realmente vissuto questa esperienza di dolore.
Ripeto la Passio Jesu Christi per me è la 'strada della croce'.
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Il rito della Via Crucis è tra i riti religiosi più seguiti nel Sud. Come hai operato per legare questa tradizione alla tua iniziativa?
È vero che la passione di Cristo, la Via Crucis, è un rito molto presente nella nostra tradizione, è entrato nella nostra cultura.
Sono rimasto sempre fedele ai racconti evangelici. Per questo ho avuto molti incontri e svariati dialoghi con chi poteva aiutarmi: il parroco attuale della parrocchia della Trasfigurazione di Gesù Cristo di Alliste, don Dario Donateo, il vice parroco don Francesco Fiore, ed anche tutti i parroci che hanno loro preceduto.
Un altro aiuto importante mi è stato dato dalla visione dei film sulla passione di Cristo: quelli di Da Mel Gibson e di Zeffirelli, per ricordare solo i più conosciuti.
Ma voglio sottolienare che la forza per fare tutto questo proviene dal forte interesse per la Passione di Cristo. È qualcosa che sento dentro molto forte. Quindi spontaneamente ho cercato e ricercato, ho scavato sempre di più, ci ho girato intorno fino a raggiungere il nucleo della Passione di Gesù.
È una cosa che mi sta veramente a cuore. Come dire: è una passione per la Passione.
Faccio un esempio di come tutta la mia attenzione è canalizzata verso la Passione di Gesù: se in TV danno un programma che tocca l’argomento,non mi interessa altro, possono mandare in onda qualsiasi cosa, niente catturerà più interesse. È una vera e propria attrazione!
Perché nasce questa rappresentazione in registro teatrale?
Come già detto il mio personale interesse è il motore principale. Comunque non è il solo: aggiungo anche il desiderio di far conoscere Gesù, soprattutto alle nuove generazioni. Le persone più grandi credo che non ne abbiano particolarmente bisogno visto che portano con sé un bagaglio di conoscenza importante sull'argomento.
Ho il forte desiderio che le nuove generazioni possano conoscere veramente quest’Uomo, questo Cristo che ha donato la Sua vita per noi. Gesù è un esempio da imitare.
Altra forza motrice che mi spinge a realizzare questa rappresentazione è la forte volontà a coinvolgere tutta la comunità di Alliste. Questo mi preme comunicarlo con forza. Una comunità non è fatta solo di persone che partecipano attivamente alla vita ecclesiale e che quindi sono vicine alla parrocchia. Per comunità intendo inglobare anche le persone lontane alla vita della parrocchia e della Chiesa. Lontane nella fede e quindi anche fisicamente. A queste mi rivolgo in modo particolare. Vorrei che scoprissero il mistero di Cristo e la Passio Jesu Christi che dirigo può essere un punto di partenza.
Questi sono i motivi spirituali che mi spingono a proseguire. Detto ciò la scelta della rappresentazione teatrale nasce in modo naturale e graduale.
Negli anni 80 una donna molto attiva ad Alliste e non solo, la sig.ra Lina Francioso, mi propose di interpretare il ruolo di Gesù durante la Via Crucis. Credo che non sia stato un caso. La Via Crucis di allora era molto diversa dalla Passio Jesu Christi di oggi. Non vi era recitazione, era semplicemente un pellegrinaggio di stazione in stazione ove quattro o cinque elementi leggevano una specifica parte della Passione di Gesù. Attraverso la Via Crucis nascerà il mio interesse che poi ho sviluppato nella rappresentazione teatrale così come la conosciamo.
Con l’Azione Cattolica ho partecipato a varie rappresentazioni in cui sono stato interprete di molti personaggi: da Gesù al ladrone cattivo, dal ladrone buono alla guarda. Insomma ho un curriculum alle spalle non indifferente.
Quando la sig.ra Lina Francioso ci ha lasciato ho pensato che non poteva finire tutto così. Non vedendo che nessuno proseguiva la sua strada e avendo intuito le sue intenzioni ho deciso di prendere in mano la situazione ed essere io a proseguire cio che lei aveva iniziato. Così mi sono messo in gioco iniziando la mia avventura come regista. È stato tutto un crescendo. Oggi questo evento non è la semplice Via Crucis che si faceva negli anni ’80 con pochi elementi che leggevano qualche frase ma è diventato un evento veramente eccezionale che riesce a coinvolgere oltre un centinaio di persone.
Non voglio auto elogiarmi ma ogni volta che vedo i vari filmati della Passio che porto in scena mi rendo conto della felice evoluzione che ha avuto.
In base a cosa hai scelto gli attori che interpretano i vari personaggi?
Ci tengo a precisare che gli attori non sono professionisti. Tutti coloro che sono coinvolti nella recitazione, nella vita, fanno tutt’altro che gli attori.
Detto questo, la scelta dei personaggi per me avviene in modo del tutto naturale. Durante la quotidianità sto attento a coloro che incontro. Un'attenzione che pongo sempre, senza sosta, non solo in chiesa o in parrocchia. Guardo attentamente il volto ed il fisico di chi incontro e se mi trasmettono qualcosa ho il coraggio di avvicinarmi per chiedere di entrare a far parte della compagnia per la rappresentazione della Passio.
Ti faccio un esempio. Se dovessi scegliere la figura principale, quella di Gesù, scelgo una persona che a mio parere può raffigurarlo al meglio. Quindi sono attento, come detto, al volto e al fisico della persona. Nessuno sa con certezza com'erano volto e fisico di Gesù. Immaginiamo che abbia determinate caratteristiche ma non possiamo sapere con assoluta certezza com'erano. È vero, alcuni studi sulla Sindone hanno cercato di riprodurre le caratteristiche dell'uomo impresso, ma non v'è certezza che quell'uomo sia il Cristo.
In definitivia viso, sguardo, fisico e portamento sono le basi indispensabili sulle quali pongo la mia scelta. Una volta individuato il potenziale attore mi avvicino a lui, anche se non lo conosco, e gli faccio la proposta. Devo dire che la risposta è quasi sempre positiva. Pochi sono i no che arrivano perché non si sentono all’altezza oppure perché sono molto timidi. Tuttavia i sì sono nettamente predominanti, vuoi perché il mio interesse verso chi ho individuato è vero e sincero, vuoi perché spesso la timidezza iniziale viene meno quando l'interessato si rende conto che non dovrà portare in scena un monologo ma dovrà calarsi in un personaggio che fa parte di un contesto ampio in cui sono diverse le figure che compaiono insieme a lui. Insomma il senso di comunità aiuta.
C’è qualcosa che avresti voluto fare all’interno della rappresentazione ma non hai potuto fare? E perché?
Quando ho preso in mano la situazione, iniziando a fare il regista, il tutto si racchiudeva in poche scene. Piano piano, di anno in anno, ho aggiunto sempre qualcosa di nuovo anche per stuzzicare la curiosità della comunità.
La rappresentazione che propongo inizia con l’ingresso di Gesù a Gerusalemme e finisce con la Resurrezione. Tuttavia c’è sempre qualcosa di nuovo. Ed anche quest’anno ci sarà una sorpresa.
In definitiva tutto ciò che ho fatto è sempre stato quello che ho voluto.
Ci racconti l’aneddoto più curioso e quello più emozionante che personalmente hai vissuto durante le prove?
L’emozione fa da padrona. Tanti sono gli aneddoti emozionanti, tutti legati agli avvenimenti rappresentati che sono realmente accaduti a Gesù. Ad esempio mi emoziona sempre provare la scena dell’incontro di Gesù con la Madre. Ma c’è una parte che mi emoziona in modo molto particolare, è quel grido di Gesù sulla croce: “Eloì Eloì lemà sabactàni” , "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?"
L’aneddoto più curioso, invece, è accaduto qualche giorno fa mentre provavamo la crocifissione di Gesù. Il soldato che inchiodava Gesù ha preso male le misure ed invece di far arrivare il colpo di martello sul chiodo lo ha fatto arrivare sulla mano dell’attore. Non è stato grave, fortunatamente, ha provocato solo un po’ di dolore, nulla di più. Questa situazione ha fatto ridere tutti i presenti. Tutti eccetto chi rappresentava Gesù.
Ma aneddoti curiosi come questi ce ne sono tanti: durante le prove sono all'ordine del giorno.
Cosa speri che questa rappresentazione produca nello spettatore?
Questa è una domanda tanto importante quanto impegnativa. Sarò quindi coinciso per arrivare al cuore.
Anzitutto vorrei che la Passio Jesu Christi donasse allo spettatore un momento di seria riflessione. Attraverso le tante emozioni, la Passio che porto in scena fa memoria di fatti realmente accaduti. La nostra fede viene alimentata e il nostro credo rinvigorito.
Un giorno passato 2000 anni fa, è realmente accaduto, è stato realmente vissuto da Gesù. Attraverso quel vissuto noi possiamo oggi trovare quella forza che ci permette di affrontare i nostri vissuti quotidiani spesso carichi di croci, di difficoltà, di sfide.
Questo è ciò che vorrei arrivasse a ciascun spettatore.
Il Covid nel 2020 fermò tutto, compreso la produzione della “Passio Jesu Christi”. Cosa ti è mancato di più?
Quest'anno ricorre la 10° edizione della Passio Jesu Christi di Alliste. Un'edizione che sarebbe dovuta andare in scena nel 2020. Dopo lunghi mesi di prove, quell'anno, abbiamo dovuto fermarci. Si può immaginare la rabbia che abbiamo avuto. Sicuramente capivo il perché di tutto questo ed era giusto così, ma la rabbia c'era e non la si può negare.
Accanto alla rabbia però ho vissuto, o meglio, abbiamo vissuto, la speranza di poter comunque rappresentare la Passio durante il 2020. Nelle prime settimane di lockdown ci sentivamo telefonicamente e rimandavamo l’evento di settimana in settimana, assecondando le limitazioni imposte dal Governo. Quindi dapprima si è rimandato a maggio, poi in estate, poi a settembre, ottobre. Ad un certo punto abbiamo compreso che non ci sarebbe stato nulla da fare: avremmo dovuto aspettare ancora fino a data indefinita.
Oggi comprendo che quella situazione è stata molto pesante perché ogni volta che si intravedono delle difficoltà, anche le più piccole, rivivo quell'incubo, l'incubo di non fare nulla neppure quest'anno. Ad esempio l'altro giorno ho avuto una forte paura quando mi hanno detto che il giorno della rappresentazione c'è una forte probabilità che piova. Indubbiamente la paura di oggi non ha lo stesso peso di quella vissuta nel 2020, assolutamente no. Ma affiora sempre questa emozione, forse proprio perché, in quel periodo, è stata molto forte.
In quel 2020 ciò che mi è mancato d di più sono state anzitutto le relazioni e gli abbracci. Portare in scena la Passio significa condividere con i personaggi tanti momenti comunitari. Questo mi è mancato tantissimo.
Sicuramente mi è mancato anche mettere in scea la mia 10° edizione. Questo soprattutto perché il lavoro di mesi è andata perduto. Lavoro non di una sola persona. Quanti incontri fatti! Ogni giorno per mesi ci siamo incontrati per coordinare e replicare la rappresentazione. Non è cosa semplice. Ci vuole molto impegno personale e comunitario. Tutto questo è sfociato in tanta rabbia. Dovuta sicuramente anche, e soprattutto, dalle scene raccapriccianti che abbiamo visto in TV.
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Avresti lo stesso entusiasmo se ti proponessero di realizzare tale rappresentazione in un contesto sociale non cattolico?
Ti rispondo in modo secco e deciso: Sì, certamente! Anzi, ti dico di più, sarei ancor più entusiasta. Mi piacerebbe far conoscere a tutti gli uomini la mia fede anche come scambio culturale, segno di apertura, tolleranza e libertà.
Ogni persona è libera di credere a ciò che vuole. Gesù ci ha dimostrato ed insegnato questo: Dio non impone, ci lascia liberi, liberi di scegliere.
Se ci fossero dei fratelli non credenti in Cristo questo evento mi appassionerebbe di più.
Lasciaci una frase che possa giungere allo spettatore come invito a partecipare all’evento.
Potrei dire molto tuttavia voglio soffermarmi solo sull’aspetto delle emozioni.
Chi vede questa rappresentazione se ne torna a casa con un bagaglio pieno di emozioni scatutite dalla memoria delle ultime ore di Gesù.
Emozione è la parola più giusta ed adatta per questo contesto. Emozioni, non solo dolci evidentemente, ma emozioni che provengono anche dall’atrocità dell’evento Passione che Gesù ha subito.
Voglio concludere così: Vieni e ti emozionerai!
Luogo
Piazza S. Quintino, 73040
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